La grafica democristiana dal dopoguerra agli anni ’60: l’uso della fede e la critica al comunismo.

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1953.
La serie di poster per le elezioni del 1953 Parlano i fatti in cui sono mostrati in infografica i risultati dei cinque anni di governo DC.

La situazione politica nel ‘48 vede come protagonista della scena elettorale lo scontro tra Fronte Democratico Popolare e Democrazia Cristiana. Negli anni subito precedenti la DC di De Gasperi è stata più di chiunque altro promotrice della ricostruzione socio-ideologica post-bellica e della lotta ai totalitarismi.
Nel 1948 il centro cristiano percepisce la responsabilità di contrastare la crescita filo-sovietica Italiana, eliminando quella che sarebbe potuta essere la nuova minaccia nei confronti della neonata Repubblica.
Nonostante la vittoria clamorosa ottenuta il 18 aprile De Gasperi fa in modo di ottenere un governo moderato in grado di dialogare con tutte le forze presenti in parlamento, andando anche contro alle indicazioni del mondo cattolico che avrebbe voluto eliminare quasi del tutto l’ideologia comunista.
In questo primo periodo la DC gode dell’aiuto fortemente schierato dei Comitati Civici e per questo in occasione delle prime elezioni la comunicazione del partito si limita a pochi ma ben chiari concetti espressi in una esigua produzione di manifesti.
Lo stile in questo primo periodo è in alcuni casi piuttosto scarno, chiaro e diretto, uno stile che fa uso di metafore e giochi visivi elementari per comunicare il pericolo della minaccia comunista. In altri casi, dove la produzione è maggiore, il manifesto è caratterizzato da quello stile poco comunicativo proprio anche del Fronte Popolare in questi primi anni: molto testo, molte immagini e più che slogan un uso esagerato di concetti espressi in troppe parole.

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Aprile 1948.
Giovannino Guareschi progetta per le prime elezioni della Repubblica il manifesto simbolo della Democrazia Cristiana: l'uso dichiarato della fede cattolica prima dell'ideologia politica, che influenzerà il modo di votare dell'Italia della ripresa.

Il più noto manifesto delle elezioni del ‘48, ideato da Giovannino Guareschi, è senz’altro Nel segreto della Cabina Elettorale, Dio ti vede, Stalin no. L’umorista, ideatore del noto personaggio di Don Camillo, fa uso di una strategia comunicativa che punta, più che sull’ideologia politica, sulla fede cattolica dell’elettorato italiano.
Il disegno al tratto dell’elettore di mezza età, indeciso di fronte alla scheda, e la frase che replica la calligrafia classica dichiaratemente distante dalla grafica sovietica fa sì che il manifesto sembri a metà strada tra la vignetta satirica del quotidiano e la lettera manoscritta. Il tutto sferrando un attacco al russo Stalin che storicamente minaccia il popolo per ottenere voti e consensi.
Lo stesso Giovannino Guareschi realizza uno dei più diretti manifesti contro la Russia ed il ruolo del comunismo nella Seconda Guerra Mondiale. 100.000 prigionieri italiani non sono tornati dalla Russia. Mamma votagli contro anche per me! rappresenta la vicinanza del Fronte Democratico Popolare alla politica sovietica, insieme con Fronte Democratico Popolare. Nel nome il programma.

100.000 prigionieri italiani non sono tornati dalla Russia.
Mamma, votagli contro anche per me!

La lotta al comunismo nel ‘48 è completata da altri due manifesti che cercano di far riflettere sulle reali radici del fronte popolare, evidenziando quello che è il legame con Stalin e la Russia. Vi vergognate del vostro simbolo e del vostro colore? è la critica più essenziale e feroce nei confronti della sinistra. La falce e il martello, simbolo del lavoro del popolo risultano sporchi, grondanti di sangue. Strumenti che da nobili attrezzi diventano armi e crimine.
Fro. De. Pop. è il secondo, più impegnato poster alla lotta popolare. Con un abile effetto grafico il simbolo del Fronte Democratico Popolare, la stella con il viso di Garibaldi, viene riprodotta a tutta grandezza all’interno del manifesto. Fro. De. Pop. W il fronte democratico? Capovolgi e vedrai la frode. Il viso di Garibaldi cela infatti, capovolto, quello di uno Stalin nella peggiore delle smorfie.

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Dopo la prima legislatura e un supporto dei Comitati che ancora è forte ma che ha reso ora la Spes molto più indipendente e capace di comunicare, in occasione delle elezioni del 1953 la DC si impegna in una notevole creazione di poster ora riguardanti diversi temi.
Il primo fra questi ha un tono marcatamente fascista, sia nella grafica che, all’apparenza, nel contenuto.
Salviamo la Patria, dove la patria è personificata legata ad un palo dalla falce comunista e bruciata viva dalla fiamma del MSI, che si aggiunge infatti alla minaccia di sinistra tornando dalle ceneri del fascismo.

salviamo la patria

1953.
Manifesti elettorali realizzati dalla DC Spes. Come per i Comitati Civici gli stili dei manifesti sono nei primi anni '50 molto diversi, ma sempre piuttosto diretti alla critica comunista. La caricatura dei leader ricali sarà molto presente nella produzione democristiana.

Nel ‘53 la DC propone un’importante campagna elettorale che dal punto di vista grafico rappresenta uno studio sull’identità visiva del partito che realizza in questa occasione alcune serie di manifesti che presentano caratteristiche comuni. Quasi tutti sono infatti caratterizzati da un uso comune dello scudo crociato su fondo blu nella parte inferiore nel poster e uno stile di illustrazioni ben definito. Dai leader del PCI e del PSI nel taschino della Russia (Non ascoltate i servi dell’imperialismo russo) al pugno chiuso che uccide la colomba della pace (La pace non ha il pugno chiuso), dalla reazione violenta del comunista in parlamento (Come i comunisti ragionano in parlamento) al ragno del PCI che mangia i voti del PSI (Attenti all’insidia!): i manifesti della DC hanno contenuti forti e usano immagini di impatto, che servono metafore e toni satirici.

Non ascoltate i servi dell'imperialismo russo


la pace non ha il pugno chiuso


Come i comunisti ragionano in parlamento


attenti all'insidia


Lo stile quasi fumettistico e caricaturale che rappresenta i leader dei partiti concorrenti in situazioni al limite del paradossale e la citazione grafica fascista si uniscono ad altre tre serie di manifesti realizzate per le stesse elezioni.
Parlano i fatti. La ricostruzione d’Italia ha un nome: Democrazia Cristiana sono due poster del 1953 che citano dati precisi riguardo alla ricostruzione nell’Italia del dopoguerra, merito chiaramente di una decina d’anni di governo democristiano. Lo stile emula i paralleli manifesti dei Comitati Civici, con illustrazioni dal tono serio ed elegante, quasi a voler sottolineare la realtà dei fatti descritti. Il primo rappresenta due uomini intenti a lavorare la terra con una trattrice, e riporta l’importante dato del numero di queste, triplicato dal 1938 al 1952. Il secondo cita la ricostruzione del naviglio mercantile, il quale nel ‘52 è tornato alle unità ed al livello del ‘38 dopo le notevoli distruzioni della guerra.
Perché ciò non accada anche in Italia! è una serie di manifesti dallo stile fotografico che con una breve descrizione raccontano cosa succede in paesi come l’Ungheria, la Cecoslovacchia o la Russia. Lo stile riporta un’immagine (foto o illustrazione molto dettagliata) intorno al testo, in negativo su spennellate di colori diversi.

parlano i fatti, la ricostruzione ha un nome: democrazia cristiana

1953.
Manifesto della serie Parlano i fatti, la ricostruzione d'Italia ha un nome: Democrazia Cristiana. Il partito cita i dati della ripresa post-bellica e della crescita nel governo De Gasperi.

L’ultima serie di manifesti elettorali firmati dalla Spes in questi anni sono forse quelli più interessanti per l’aspetto e i contenuti, con sottili ma decisamente colte critiche al social-comunismo di Togliatti e Nenni.
Lo stile grafico è caratterizzato da semplici illustrazioni simile a caricature e vignette umoristiche. In tre casi su quattro l’oggetto della critica è così chiaro che nemmeno compare la classica dicitura Votate Democrazia Cristiana, sintomo forse di un dichiarato target colto e in grado di comprendere l’arguto gioco di parole. In altri casi, un elettorato politicamente ignorante avrebbe fatto fatica a comprendere il reale significato di un poster in cui viene citato un leader russo meno noto a fianco di un ministro che, a differenza di De Gasperi, porta un nome poco conosciuto tra le fila dei cattolici.
Fermatelo!, il più diretto dei quattro manifesti, riporta un Malenkov su un camion dichiaratemente comunista intento a trasportare in Italia un carico di pali per impiccagione.

Fermatelo!

1953.
La lotta al comunismo russo nei manifesti democristiani. Malenkov e Berija sono in questa fase l'oggetto della critica della Spes.

L’italiano intelligente non abbocca mostra Achille Lauro, notoriamente gonfio delle proprie aspirazioni di un’Italia monarchica, che cerca di pescare un voto. Il riferimento diretto all’italiano intelligente conferma la volontà di portare il lettore a leggere e comprendere il manifesto, sottolineando la critica ai concorrenti citando personaggi meno noti come Berija, direttore della NKVD sotto il governo stalinista, nel manifesto
Il vostro voto sceglierà!, posto su una bilancia in divisa a fianco del ministro degli interni Mario Scelba.
Ma quello che più è colto nel contenuto e nella lettura è senz’altro Salviamoli senza pietà!. A partire dall’antitesi presente nel testo principale il manifesto critica il social-comunismo difendendolo da un comunismo sovietico che punisce i traditori e i deviazionisti. La mano quasi divina che ferma il cappio, cui è legato il cartello per i traditori, i deviazionisti e i titoisti ferma l’impiccagione di Togliatti e Nenni impedendo loro di salire al potere.

Salviamoli senza pietà

1953.
Salviamoli senza pietà! impedendo loro di salire al potere. La critica passa in questo caso attraverso la lontananza dell'ideologia del PCI dal comunismo russo.

Una critica decisamente forte quella della DC che in un solo manifesto spiega l’ideologia del comunismo italiano, che pur essendo negativo, non è nemmeno l’originale pensiero stalinista definito dal Cominform da cui dipende.
A parte rispetto ai manifesti del partito di centro sono state prodotte dalla Spes nel ‘53 le Cronache.
Sviluppati nel formato del manifesto ma non pensati come propaganda elettorale le Cronache Spes sono tre tavole a fumetti che deridono con metafore e ironia De Marsanich, l’allora segretario del Movimento Sociale Italiano, Palmiro Togliatti e il già noto monarchico Achille Lauro. Il primo ricrea un Teatro Elettorale del M.S.I., il cui leader è rappresentato come ‘il famoso prestigiatore’ che crea un nuovo partito unendo con l’illusionismo il “Ventennio” e la Repubblica Sociale. Nel secondo il leader pseudo-comunista viene rappresentato come portavoce differente dall’originale pensiero sovietico, mentre nel terzo il comandante Lauro viene deriso dall’elettore del palazzo dirimpetto che lo vede gonfiarsi sognando la patria monarchica a lui cara.

La maschera e il volto

1953.
Le cronache Spes, tavole a fumetti di pseudo racconti politici di parodia nei confronti delle ideologie degli altri leader. Dal monarchico Lauro, a Togliatti, passando per l'MSI di De Marsanich.

Oltre all’uso dei più classici manifesti la DC in questo periodo inizia a utilizzare nuovi strumenti come il cinema e installazioni museali, la più nota delle quali è la Mostra dell’Aldilà. Nel ‘53 il partito organizza un’esposizione di foto e materiale anti-sovietico con il tentativo di descrivere con la massima realtà possibile le atrocità del mondo comunista. Il materiale era in parte reale, in parte ricostruito, seguendo la tendenza della finzione già usata nel cinema.
L’antipolitica, nelle sue forme più primitive, è però questa volta negativa. I militanti del PCI evidenziano come alcune delle immagini in mostra fossero mera finzione, dimostrando che la democrazia cristiana sta tentando di inventare atrocità inesistenti. Se la finzione e il mondo rappresentato sui manifesti, disegnati, funziona per far capire i rischi di un potere di sinistra, l’Italia degli anni cinquanta ancora non è pronta a comprendere una realtà rappresentata realisticamente, come a dire che il Neo Realismo tanto caro ai comunisti fosse riservato unicamente a loro.