La macchina politica della Chiesa guidata da Luigi Gedda e Papa Pio XII.
Il rapporto con la Democrazia Cristiana e il successo nella comunicazione di massa.
Maggio 1953.Manifesto elettorale di accusa nei confronti della politica comunista a cura del Comitato Civico in occasione delle elezioni del 1953.
Il ruolo politico della Chiesa è sempre stato ben chiaro in Italia. Già a partire dal diciannovesimo secolo si sono sviluppate diverse associazioni che orbitano intorno al mondo religioso che si occupano di educazione e diffusione del pensiero cattolico; a tratti però, a partire dai primi anni del ‘900 società come l’Azione Cattolica iniziano ad avvicinarsi alla sfera politica influenzando il successo di alcuni partiti italiani. Le fondamenta dell’Azione si trovano, quasi un secolo prima, nella Bologna del 1870. Lì, un paio di giovani studenti universitari dediti alla fede cattolica danno vita alla Società della Gioventù Cattolica Italiana il cui motto era Preghiera, Azione, Sacrificio. Nei primi anni del nuovo secolo è per volere di papa Pio X che prende forma il nuovo progetto che unisce il laicato cattolico, ufficializzando l’Azione Cattolica nel 1905. Tra gli anni ‘10 e gli anni ‘20 l’organizzazione è fondamentale nel rapporto tra il pontificato e le attività laiche cattoliche come l’istruzione e la politica, mentre durante il regime fascista si fa serio portavoce della lotta a Mussolini. Fino ad allora l’impegno politico diretto da parte della Chiesa attraverso le organizzazioni è sempre stato marginale; con la nascita della Repubblica Italiana però, il Vaticano risulta particolarmente interessato a portare in Italia una nuova forza il cui valore fondamentale sia una scelta di civiltà.
Dopo il nemico nell’estrema destra, si fa sempre più viva una sinistra comunista che preoccupa il mondo cattolico.
È il 1947, e il presidente dell’Unione Uomini dell’Azione Cattolica è Luigi Gedda. Su incarico di papa Pio XII organizza una forza per mobilitare, a favore della Democrazia Cristiana, gli iscritti all’Azione: nell’immediato dopoguerra se ne contano oltre due milioni. Sono nati i Comitati Civici, e sono lo strumento che più ha caratterizzato le elezioni del quarantotto, creando un organismo che non vuole nè essere politico nè cattolico.
[…] In pratica sarà vostro programma svolgere azione informativa e formativa fra le varie categorie sociali circa i problemi della vita civica; non sarete soli a far questo, concorrendo allo scopo molti altri fattori; ma laddove questi fattori (come la scuola, la stampa, i partiti) si diffonderanno a illustrare gli aspetti tecnici, economici, politici, giuridici di tali problemi, voi, senza trascurare questi aspetti stessi, avrete cura di metterne in evidenza gli aspetti superiori, che sono quelli morali; e vi farete onore e dovere di collegare tali insegnamenti con la dottrina sociale della Chiesa, da cui tanta luce, tanta sicurezza, tanto vigore possono scaturire per chi l’accoglie con attenzione e fiducia.
Papa Paolo VI, 30 Gennaio 1965.
Nell’immediato il pontefice stesso si occupa di garantire appoggio economico alla nuova macchina propagandistica, proponendo anche eventuali candidati per lo schieramento democristiano.
“Sarebbe utile includervi anche Gino Bartali, data la sua immensa popolarità.”
Sarebbe utile includervi anche Gino Bartali, data la sua immensa popolarità. Una immensa popolarità che ai democristiani e a un De Gasperi che vede nella politica una certa autorevolezza e gode della presenza dei protagonisti della liberazione, della costituente, della Repubblica, piace poco e considera dannosa. La scorciatoia comunicativa proposta dal papa è in anticipo rispetto all’evoluzione della propaganda politica che approda all’uso di queste strategie nei decenni successivi quando i nuovi strumenti di comunicazione avranno creato nell’elettorato una nuova opinione di politica, abbandonando però quelli che fino agli anni sessanta e settanta sono i valori e gli ideali politici.
I Comitati, nello sviluppare un programma di comunicazione valido ad aiutare la DC, tengono in considerazione lo scontro principale di queste elezioni, che sembra quasi astrarsi dal pensiero politico degli anni precedenti: la rivalità fra cattolicesimo e comunismo.
Per quanto gli strumenti della comunicazione cattolica guidata dalla Chiesa siano quelli già noti ed usati precedentemente anche dal regime dei fasci, il modo in cui questi sono utilizzati è determinante per il successo democristiano del 18 aprile. Già a partire dal ‘47 Gedda inizia a sviluppare la propaganda cattolica che, vista anche solo venti o trent’anni più tardi sarebbe già risultata fallimentare. Il fulcro della comunicazione dei Comitati Civici è infatti l’uso spropositato della fede cattolica, fattore che mette in gioco nel panorama politico elementi e strumenti unicamente dedicati al centro.
Maggio 1953.Manifesto contro l'astensionismo e il voto comunista a cura dei Comitati Civici.
“Stai sicuro che ad Alcide la madonna gli sorride, che a votar per lui ti dice la potente Ausiliatrice.”
Una strategia che nelle prime fasi della Repubblica porta un successo che riflette il pensiero religioso diffuso in Italia per tradizione e prossimità con il Vaticano.
Se è infatti vero che un pensiero politico opposto al regime in un periodo post-bellico ottiene un buon seguito, è ancora più vero che la fede religiosa va oltre gli ideali partitici di quella politica ancora influenzata dalla guerra.
Lo sanno bene Pio XII e l’Azione Cattolica che propongono nei loro contenuti più importanti questioni che metterebbero in dubbio la fede cristiana delle più italiane delle famiglie. Veri e propri manuali per la propaganda in uso ai militanti cattolici insegnano, o meglio dettano, i modi migliori per aprire o chiudere un discorso davanti alle folle dell’elettorato dello scudo crociato, facendo leva su elementi oggetto di fede religiosa della maggioranza degli italiani.
Il costante confronto con il bolscevismo, l’evidenziarne i risultati negativi nei paesi sovietici con elementi visivi a tratti esagerati, immaginario di una Russia sotto sviluppata e retrograda sono la base dei manifesti elettorali.
Manifesti che, non vestendo marchi schierati politicamente ma comunicando ideali e pensieri, riescono nella maggior parte dei casi ad allontanarsi dallo standard degli altri partiti.
Lo stile grafico ed il carattere dei poster cattolici vengono definiti con l’influenza delle avanguardie di inizio secolo per passare attraverso un cartellonismo anni ‘30. La veste grafica assume a volte tutto il sapore della vera pasta all’uovo Barilla al sugo Carboni.
Il cartellonismo civico è caratterizzato quindi da stili che possono risultare, anche se contemporanei, molto diversi tra loro. Realizzati da più mani, i manifesti storici del Comitato Civico sono a tratti parte di un filone comunicativo proprio dell’artista che li ha realizzati o dello stile utilizzato, in una non ben definita identità di partito.
primi anni '50.Nessun velo alla bandiera Italiana! e è lui che aspettate? manifesti elettorali contro il regime comunista sovietico a cura dei Comitati Civici.
I primi manifesti alla lotta sovietica, tema predominante degli ultimi anni ‘40 e inizio anni ‘50, sono Nessun velo alla Bandiera Italiana! e è lui che aspettate?. Dal contenuto molto sintetico e chiaro, sono caratterizzati ancora entrambi da uno stile grafico realista, quasi pittorico. Il primo mostra un uomo intento a strappare la bandiera comunista, definito velo con un tono quasi dispregiativo, da quella Italiana. Un concetto rapido e forte quanto il militante sovietico armato di frusta e coltello nel secondo poster: è lui che aspettate?.
L’idea di rappresentare una realtà verosimile, nel contenuto ma soprattutto nella forma, è un concetto ancora fondamentale anche per la propaganda cattolica.
Pochi anni dopo, per le elezioni del ‘53, l’influenza americana sulla DC e sul Comitato Civico è ben chiara. La fiction nella narrazione porta contenuti satirici e surreali e uno stile grafico più maturo, che caratterizza la maggior parte della produzione dell’associazione cattolica.
Il grimaldello di Togliatti (immagine a pagine 20) propone come alternativa al socialismo, che già esclude a priori, una rappresentazione ironica del leader comunista all’interno di un grimaldello, le cui chiavi sono pronte a forzare i valori democristiani come pace, democrazia e progresso. Il viso di Togliatti racchiuso nel grimaldello con una smorfia poco rassicurante sembra già pronto a rubare la democrazia cattolica.
Nello stesso anno Grano per i Polli accusa l’elettore che si fa attirare dal grano, omaggio della sinistra, ignaro del rischio che corre.
1953.Il comunismo attira i polli regalando false illusioni ai propri elettori. Manifesto a cura del Comitato Civico.
Sempre per le elezioni del 1953 una serie di poster evidenzia la figura di Malenkov, successore del più noto leader sovietico Stalin, in alcune caricature paradossali e fortemente negative.
Il popolo italiano non beve 2 valletti rappresenta Pietro Nenni, leader del partito socialista, e il già citato Palmiro Togliatti come valletti del comunismo sovietico. Il ruolo di Gedda è stato definito in epoche più recenti come fondamentale per l’Italia del dopoguerra: una lotta al comunismo nella sua forma più estrema, che non ha niente a che vedere con il comunismo della rifondazione della seconda repubblica, ben esplicita nel manifesto Elettore, vuoi fargli mangiare anche l’Italia?, in cui un Malenkov affamato ha già fatto sua gran parte dell’Europa dell’est e dell’Asia.
1953.La satira del Comitato Civico nei confronti del leader sovietico Malenkov nei numerosi manifesti prodotti nel '53.
Data l’affezione alla religione cattolica di molti tra artisti e grafici negli anni cinquanta le associazioni guidate da Gedda ottengono la collaborazione di personaggi più o meno noti del mondo della satira e della comunicazione. Un giovane Jacovitti illustra con il tono satirico e fumettistico situazioni paradossali tra elettori di diverse fazioni, che sembrano uscite dall’ultima tavola del non ancora nato Cocco Bill. Illustrazioni grottesche e dal tono marcatamente ironico in risposta a questioni importanti per l’elettorato cattolico.
Uno stesso Jacovitti, per altro, che collabora con riviste cattoliche condotte dalla stessa direzione dell’Azione Cattolica, al fianco di personaggi come Bonelli, Claudio Nizzi e Curt Caesar nel periodico a fumetti Il Vittorioso, distribuito nelle parrocchie con riproduzioni di contenuti satirici filo-politici.
Non ti temo, il mio voto vale quanto il tuo (immagine a pagina 21). È il motto della satira di Jacovitti contro la sinistra burbera e ignorante rappresentata grossa e armata di clava, contro un elegante e signorile elettore democristano.
Sempre per il Comitato Jacovitti realizza un mazzo di carte da gioco, dove con bastoni, spade e denari gioca creando situazioni ironiche e accuse alla politica in genere.
Maggio 1953.Manifesto di critica all'elettore comunista realizzato da Benito Jacovitti per i Comitati Civici.
Un nuovo strumento applicato alla comunicazione politica, usato a tutti gli effetti per la prima volta dai Comitati Civici, viene inaugurato in questi anni: l’Ufficio Psicologico. Il successo dei Comitati è dovuto infatti alla sapiente unione di diverse sezioni specializzate in specifici ambiti, con uffici dedicati. Il primo manifesto prodotto dall’ufficio Psicologico, che ricerca lo shock capace di procurare un’emozione, di ispirare, di richiamare di far pensare, tratta un tema importante in questo periodo, l’astensionismo.
Due conigli con la scritta Essi non votano, perchè sono due conigli ricordano e in parte citano il manifesto fascista del ‘24 A chi non vota accompagnato da un manganello. Turi Vasile, responsabile dell’ufficio psicologico, afferma infatti che la propaganda non deve minacciare, ma offrire una provocazione e uno stimolo per indurre a pensare e riflettere. È anche grazie all’ufficio psicologico se la Dc in questi primi anni ottenne vantaggio rispetto alla sinistra, che ancora è ancorata all’idea di rappresentazione iperrealistica e seria.
1953.La satira del Comitato Civico nei confronti del leader sovietico Malenkov nei numerosi manifesti prodotti nel '53.